Pd insiste: “Blocchiamo l’aula se il governo non riferisce su Gaza”. Tajani alla Camera il 2 ottobre

Il Pd non ha intenzione di mollare. Insieme al M5S hanno ribadito che non parteciperanno ai lavori d'aula fino a quando il governo non verrà a riferire sulla posizione dell'Italia su Gaza. E dopo le polemiche il governo ha fatto sapere che sarà il ministro degli Esteri Antonio Tajani a tenere le comunicazioni sulla situazione nella Striscia il prossimo giovedì 2 ottobre in Parlamento, la mattina alla Camera e il pomeriggio a palazzo Madama.
Le opposizioni protestano da tempo. Ieri la nuova polemica per la diretta su RaiUno della premier Giorgia Meloni per sostenere la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco e parlare delle sue domeniche in famiglia con pastarelle (“Rifiuta di venire in Parlamento a parlare di Gaza però continua a trovare il tempo per confezionare spot elettorali sul servizio pubblico”, le parole di Elly Schlein). Oggi i dem sono tornati alla carica nel giorno anche dello sciopero generale indetto dalle sigle sindacali di base, in segno di solidarietà con la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. "Alla vigilia di importanti vertici internazionali e di votazioni cruciali in sede europea, denunciamo con forza che il governo non ha ancora dato alcuna disponibilità a venire a spiegare in Parlamento la posizione italiana rispetto alla questione palestinese. È un fatto gravissimo – denuncia il vicepresidente del gruppo Pd alla Camera Paolo Ciani in aula alla Camera ad inizio seduta – Utilizzeremo tutti gli strumenti che ci mette a disposizione il regolamento perché non siamo disponibili a riprendere le votazioni finché il governo non avrà assunto l'impegno a venire in Parlamento per comunicazioni. È intollerabile che, di fronte a una richiesta unitaria di tutte le opposizioni, l'esecutivo tiri dritto senza proferire parola".
Per Ciani “un governo che ignora il Parlamento e lascia gli italiani all'oscuro sulla politica estera tradisce la democrazia: Meloni deve spiegare chiaramente da che parte sta l'Italia. Il Parlamento deve votare sulle comunicazioni del governo, perché le italiane e gli italiani e i tanti giovani che oggi sono scesi in piazza hanno il diritto di sapere da che parte della storia si pongono i deputati che hanno eletto", prosegue Ciani durante la discussione generale in corso a Montecitorio.
A seguire hanno preso la parola anche Carmen Di Lauro di M5S avanzando alla presidenza la stessa richiesta, e cioè che la premier Meloni riferisca in aula sulla posizione del governo su Gaza.
Successivamente, al termine della discussione generale sul decreto sul commissariamento dell'Agenas, è intervenuto per il Pd Andrea Casu che critica il vicepresidente Fabio Rampelli, perché non aveva risposto al precedente appello di Ciani e Di Lauro. "È imprescindibile che Meloni chiarisca la posizioni del governo. Aula non solo deve essere informata ma anche chiamata a votare". "Utilizzeremo tutti gli strumenti del regolamento - conclude - per bloccare il voto, non siamo disponibili a votare fino a quando il governo non abbia riferito in aula".
Rampelli a sua volta spiega il perché non abbia risposto all'appello di Ciani e Di Lauro: delle richiesta "vengono prontamente informati il presidente della Camera e del ministro per i rapporti con il Parlamento". "Se non ho risposto subito è perché aspettavo la conclusione degli interventi di merito sul provvedimento. Non siamo nelle condizioni di obbligare il governo a venire il aula. Il governo ha i suoi tempi e le sue posizioni, le argomenterà in un caso o nell'altro".
Contro la premier anche il leader del M5S, Giuseppe Conte: “Questo fine settimana Gran Bretagna, Portogallo, Australia e Canada hanno riconosciuto lo Stato di Palestina. Meloni era impegnata in tv a parlare di pastarelle e si è anche presentata di fronte ai giovani del suo partito a parlare di coraggio: quello che lei non ha, nemmeno quando si tratta di scelte di umanità per reagire al genocidio in corso. Le viene la tremarella, perché non può scontentare Washington e il suo amico Netanyahu, nemmeno di fronte a oltre 60mila morti, di cui 20mila bambini. Per fortuna c'è un'Italia migliore. Questa ignavia non ci rappresenta", scrive sui social l’ex premier.
La Repubblica